Un itinerario tra Storia e natura che si sviluppa interamente nel territorio di Montese!

Il percorso che trovate qui descritto è adatto a tutte le stagioni ed è una valida proposta per chi desidera conciliare la voglia di natura con quella di conoscere e approfondire la storia del nostro territorio.

Vengono percorsi infatti sentieri che sono stati parte della Linea Gotica della 2^ Guerra Mondiale e pianificando la propria giornata è possibile andare a visitare anche il vicino museo che ne approfondisce la storia.

L’itinerario qui descritto è uno dei 12 itinerari inseriti all’interno del libro “Lungo la Linea Gotica” edito da Artestampa e scritto da Astrid Degli Esposti e Mauro Bompani che ringraziamo per la collaborazione.

Maggiori informazioni sul libro le trovate a questo link.

lungo la linea gotica

Il percorso

Lasciamo l’auto nel Parcheggio di Via Testa, lungo la Strada Provinciale 34 che arriva a Maserno da Montese (Mo).

La partenza del percorso è in centro al piccolo paese di Maserno, imboccando in salita Via Monteforte, prima delle Scuole Elementari; qui incontriamo subito un punto dove è possibile rifornirsi di acqua.

La strada dopo pochi metri affronta il primo tornante, a metà del quale partono i sentieri che entrano nel bosco: seguiamo il segnavia bianco/rosso del CAI 400/4 e 444 a destra. Subito dopo la prima casa uno stradello sterrato sale a sinistra: lo prendiamo per salire ripidi nel bosco fino ad un grande prato circondato da abeti. Alle nostre spalle un bellissimo panorama verso il Monte Cimone, nelle giornate limpide, ci ripagherà della fatica di questa prima breve, ma intensa salita.

Verso i resti dell’antico forte

Il sentiero dopo il campo scende ad incrociare nuovamente Via Monteforte che dovremo percorrere per soli 300 metri fino al bivio per il “MONTEFORTE”, sentiero 400/4. Saliamo passando accanto a stalle e campi fino ai resti dell’antico Castello (piccolo strappo in salita su acciottolato). In mezzo ad un bosco misto di caducifoglie ed abeti si trovano, quasi dimenticati, i resti di un antico fortilizio un tempo di grande importanza strategica. Di origine medievale, è stato uno dei più muniti forti modenesi, appartenuto dal 1340 agli Estensi e poi ai Montecuccoli. Il forte fu più volte abbattuto e ricostruito fino al 1535, data della distruzione finale voluta direttamente dagli Estensi, proprietari a quel tempo del castello. Oggi tra l’erba sono visibili le tracce del perimetro e di alcuni muri, così come un portale, la cisterna e l’oratorio dedicato a San Rocco.

Dopo la visita ai resti del castello dobbiamo scendere alla strada di accesso che avevamo già percorso per procedere ancora pochi metri sul 400/4; il nostro percorso passa dietro ad una casa bianca e scende subito a sinistra addentrandosi in un boschetto (attenzione a non proseguire dritti sui sentieri 444 o 446, che scendono ad ovest!).

In fondo alla discesa (spesso molto fangosa se c’è stata pioggia) si trova un antico lavatoio del XVII sec.: Ca’ Fontana, in cui è possibile rifornirsi d’acqua.

 

Dalla fonte si dipartono due sentieri in salita: prendiamo il 444 a sinistra e ci troviamo subito sull’asfalto nuovamente in Via Monteforte, di fronte all’ingresso della Fattoria La Fonte. Andiamo dritti su asfalto in leggera discesa per 100 metri imboccando poi il sentiero che sale nei campi di fronte a noi (segni rosso/bianchi su paletti a bordo strada).

Dopo il primo brevissimo tratto allo scoperto ci si immerge nel bosco ed al primo bivio si tiene a sinistra sempre sul sentiero (il sentiero di destra è proprietà privata) nel bosco da cui sbuchiamo dopo 500 metri, in cima ad un pianoro. In questo tratto si incontrano i punti più difficili e fangosi del percorso, soprattutto in inverno, essendo il sentiero usato ampiamente anche dalle macchine agricole.

 

Seguiamo il sentiero CAI 444 fino ad incontrare una casa a tre piani dalle imposte rosse; percorrendo il viale di accesso recuperiamo la strada asfaltata di fronte a noi, ancora Via Monteforte, che imbocchiamo verso sinistra.

Trecento metri sull’asfalto ci portano al bivio successivo, con la salita finale a Monte Terminale (1.008 mt. di quota). Il sentiero che sale in “vetta” è il 442 del CAI e si snoda per 400 metri in un bellissimo bosco, fino ad incontrare un pianoro con un piccolo oratorio di inizio XX sec. tinteggiato di rosso.

 

In vetta a Monte Terminale

La vetta di Monte Terminale è circondata dal bosco e non è un particolare punto panoramico, ma qui è conservata e, più che altrove, sentita, la memoria dei ragazzi che vi persero la vita nella primavera del 1945 quando, il 3 Marzo, fu conquistata dagli uomini dell’85° reggimento della X° Divisione da Montagna statunitense. In quest’area, mantenuta pulita e curata dai volontari del Museo di Iola, è possibile osservare la ricostruzione di un osservatorio tedesco e numerosi tratti di camminamenti, arricchiti di segnaletica e pannelli descrittivi (il percorso fa parte delle collezioni del Sistema Museale di Iola, con questa “mostra” all’aperto nei luoghi della storia). 

Discesa dalla vetta

Si scende da Monte Terminale sullo stesso sentiero, dalla parte opposta a quella da cui siamo arrivati, giungendo nel paese di Iola di Montese (Mo). Già nell’estate del 1944 i tedeschi avevano preso possesso del paese, rastrellando e rubando nelle case; solo il 3 Marzo 1945, dopo una dura lotta combattuta casa per casa, il paese fu liberato: il primo nel vasto territorio montesino.

Qui, dalla parte opposta della strada, accanto alla Chiesa, ha sede il Sistema Museale che, aperto nel 2011 nelle vecchie sale della canonica, raccoglie due importanti mostre permanenti: la collezione “Memorie d’Italia” e la raccolta di “Cose Montesine”. 

Nella prima collezione sono raggruppati, per tematica differente, gli oggetti raccolti negli ultimi vent’anni su ciò che riguarda il secondo conflitto mondiale, le armi e gli oggetti in dotazione agli eserciti presenti nell’area. 

Prima di scendere nuovamente verso Maserno si consiglia di percorrere la strada asfaltata, Via Monteforte, verso sinistra oltre la Piazza, leggermente in salita, fino ad un campo dove è possibile entrare nella ricostruzione di un rifugio antiaereo: solo legname, pietre e sterpaglia per mimetizzarlo in posizione defilata. Durante l’inverno a cavallo tra il 1944 e 1945, man mano che le forze alleate avanzavano, i bombardamenti aerei divennero un’altra inquietante presenza. La conoscenza del territorio montano facilitò la popolazione che trovò riparo in grotte naturali, anfratti, inghiottitoi e in alcune circostanze, perfino le cavità dei grandi alberi.

Verso la chiusura dell’anello

Per terminare l’anello, nel paese di Iola imbocchiamo Via Ballette percorrendola tutta fino a che l’asfalto lascerà il posto (dopo l’ultima casa) allo sterrato e ad una piccola Maestà di metà ‘900: appunto Maestà delle Ballette.

Il sentiero da seguire è il 442 che scende a tratti ripido nel bosco; alcune piccole deviazioni potrebbero far risparmiare qualche metro di sentiero, ma si consiglia, se non si è pratici della zona, di seguire la segnaletica CAI (l’area è molto frequentata anche dalle MTB e le tracce sono un po’ ovunque).

Ad un tratto incontriamo un bivio ben segnalato in cui il 442 continua dritto per Montese, mentre il 442/a scende a sinistra verso “Sorgente I Tufi/Maserno”: è quest’ultimo che seguiremo ed in questo modo arriveremo ad un altro oratorio, quello dei Bicocchi. Da qui si scende a sinistra su una rampa asfaltata che poi risale in prossimità di alcune case in bella posizione sotto la collina e da cui riparte il nostro sentiero.

La strada si fa ampia e ci conduce, sempre tra castagneti ed abeti, alla Località “I Tufi” in cui si trovano a breve distanza un vecchio essiccatoio per castagne in buono stato di conservazione, una sorgente ed un’altra Maestà, tutti accomunati da questo particolare toponimo. È presente anche un’area con panche e tavoli dove è molto piacevole sostare un poco prima di ripartire.

Una volta ripreso il sentiero ci attende una discesa continua fino ad incrociare la SP34-Via Lama: attraversiamo e dopo pochi metri entriamo, a destra nella strada di accesso all’agriturismo Il Palazzino, passando fra gli edifici della struttura fino ad incontrare nel prato un piccolo sentiero che scende leggermente a sinistra e si inoltra nuovamente nel bosco: seguiamolo.

Dopo poco più di 500 metri scendendo accanto ad un torrente, ignorando un bivio a destra e risalendo su acciottolato, ci troviamo al parcheggio dove avevamo lasciato l’auto qualche ora prima (a destra).